Intervista a Don Plinio

Informazioni aggiuntive

DATA EVENTO

23/08/2021

LUOGO

Gradisca

Tipo di contenuto

Video

INTERVISTATORE

CHIARA GRILLO E RAGAZZI GRADISCA

Adesso st constatando che la voce non mi accompagna pi? di tanto, ma io ho sempre avuto grande passione per il canto. A scuola avevo sempre i voti pi? alti in gregoriano. In seminario facevo parte del coro come voce bianca e poi tenore, poi ho avuto passaggi in cui mi sono anche spostato con i baritoni. La cantoria di Gradisca mi ha accompagnato e aiutato perch? da bambino ho interiorizzato quelle atmosfere. Potrei raccontare diversi aneddoti. Venendo dal seminario io avevo la presunzione di sapere qualcosa. L? si cantava eccome, avevamo Perosa e io mi permettevo di dire qualcosa, ma non riferisco le risposte. Venivo zittito continuamente. Per? questo ha permesso poi pian piano di continuare. Abbiamo parlato dell’esperienza dei ragazzi. Io volevo far cantare tutti e qualcuno era stonato e abbiamo passato ore e ore per affinare l’orecchio. Avevo un bel gruppo e quindi la capacit? e la coscienza che attraverso il canto si comunica qualcosa di particolare di molto pi? importante dei discorsi. Io ho cercato di sottolinearlo in tante occasioni facendo un po’ di propaganda. Dopo ci divertivamo. Quanod facevamo le prove si cercava di tirar fuori i difetti per poi prendersi in giro, ma non c’era una bella sintonia e non c’era competizione. Quello che poi dicevano Arrigo e Adelino era verbo. Con loro io avevo cominciato a partecipare al coro Candotti con Pressacco. Io dopo un po’ di prove sono venuto via perch? era insoppartabile. Come persona stendiamo un velo pietoso. Poi loro hanno messo in piedi il sestetto Armonie furlane e nessuno si permetteva di mettersi in discussione. Poi c’era Bepin che accompagnava tutte le messe e per anni la domenica io e lui, lui suonava e io intonavo. Luiera un personaggio del popolo ma fedele, ogni domenica e ogni celebraizone lui era sempre presente e disponibile. Ogni tanto iniziava a sbraitare e io dovo calmarlo, ma ? stata una colonna, si dava da fare e si impegnava. Il cavallo di battaglia era la messa da requiem di Perosi (si commuove) ogni 2 novembre la sera era il rito per eccellenza e lo cantavamo anche abbastanza bene. Ci tenevamo. Un pezzo difficile. Una cosa che non si fa pi? ? il Dies irae perch? lungo e impegnativo. Quella sera sempre tutti presenti e poi si andava da Adelino a mangare le castagne. Anche quello era un rito. Un momento particolare per la cantoria, il suggello dell’anno per dire anche quest’anno abbiamo fatto il nostro dovere.