Intervista a Glauco Venier

Informazioni aggiuntive

DATA EVENTO

04/08/2021

LUOGO

Gradisca

Tipo di contenuto

Video

INTERVISTATORE

CHIARA GRILLO

BRANO ALL’ORGANO. La cantoria di Gradisca di Sedegliano sono stati i miei inizi musicali. Era il 1978 e quindi ero al terzo o quarto anno di conservatorio. Forse secondo o terzo. Mi sono iscritto all’organo. Ricordo che il direttore che era Brun un po’ anziano mi chiese di aiutare. Ora ho un figlio della stessa et? e mi rendo conto che era una pazzia. In quegli anni era pi? spartana la cosa ed era spartana anche il discorso della musica. Cantavano messe a tre voci ma non era proprio cos?, era un groviglio di cose imparate negli anni ad orecchio. Abbiamo iniziato a cantare proprio a tre voci. Poco repertorio ma fatto bene. Bellissima esperienza. Cantare fa parte della mia vita, canto sempre. Vengo da una famiglia di canterini. Cantare era normale. A 16 anni dovevo cantare in falsetto il tenore e mi ? servito. E’ stata un’esperienza che ho continuato fino al diploma. Poi sono diventato direttore del coro comunale. Dal 78 fino all’85. Poi ho insegnato alle medie. Bellissima esperienza umana. I nomi di questi nonnetti che cantavano. Ho imparato a conosciere il paese, le storie la mia identit?. Ricordo le prove e poi nel periodo delle castagne arrivava armida sorella di don Umberto Pizzolitto e preparava le caldarroste con l’acqua. Si mangiava e si beveva il vino. I miei amici tedeschi mi dicono che ho cultura gioviale proprio per questo. Ora non ricordo i nomi… Giovanin il pari di Alcide, il pap? di Elido che sono state introdotte da mio pap?… Pierino Grilo, Maurizio che insegna a Zurigo. Il mio imprinting. Io dico sempre cantate nei cori imparate a distinguere i suoni. 36 anni dal mio diploma, non lo so pi? suonare. In una banda avrei suonato la tromba. Mi piace il contrabbasso e la tromba. Io ho iniziato con l’organo perch? non conoscevo il pianoforte o altro. Ricordo quando salivo le scale il collo di tutti i cantori. Il collo di Guido, pap? di Amilcare capopaese e memoria storica. Guido era contadino e sua moglie Gentile, mia seconda mamma. Lui era severo e diceva a mia pap? che dovevo stare tranquillo. Ricordo i rombi sul collo da contadino e poi osservavo ad altezza di bambino i tasti dell’organo suonati da Brun. Io lo devo ringraziare. Io venivo a messa per la musica. Un giorno mi disse picjul sentiti chi. E mi disse hai vogli di suonare? Ma io posso suonare solo a orecchio e da l? suonavo ad orecchio le melodie a ottava. E inizi? ad insegnarmi a regalarmi spartiti che conservo ancora. Il piccolo montanaro lo suonavo sempre. E don Umberto mi chiese se conoscevo solo quello. Devo ringraziare questo organo e Brun che mi ha fatto venire la passione. Poi diploma e insegnante e jazzista. L’organo mi ha insegnato tanto. In corservatorio con l’organo c’? una prova di improvvisazione che non c’? non gli algtri strumenti. Sto lottando in conservatorio perch? l’improvvisazione diventi materia di studio, ma ? difficile. Fino al 900 tutti i musicisti improvvisavano e poi con i conservatori non si ? pi? fatto. Una cosa strana. Negativo non saper improvvisare. TEMPO CLIP da 2:30