Intervista a Lionello Baruzzini

Informazioni aggiuntive

DATA EVENTO

24/08/2021

LUOGO

SAN LORENZO

Tipo di contenuto

Video

INTERVISTATORE

CHIARA GRILLO ALICE ZANIN

La maggior parte del paese apprezza, qualcuno non dico che remi contro ma ? indifferente. Per me invece ogni paese ha il suo coro e questo ? una ricchezza impressionante, bosogna pensare a che valore c’? con la presenza delle persone, con quello che hanno fatto e con quello che stanno facendo. Mi fa fatica pensare che non ci sia entusiasmo, ma non possiamo obbligarli come non possiamo obbligarli a fare il vaccino. Il repertorio non ? cambiato completamente, ci sono state aggiunte. Per il repertorio sacro dopo il concilio sono cambiate un po’ le regole. A me non ? mai piaciuto che il coro debba cantare quello che canta la gente, perch? la gente non canta. Cantano poco e fa rabbrividire. Deve essere una cosa dignitosa. Il fedele si concentra anche se segue il canto, messe in latino. Qui non sci sono mai stati problemi di attriti con i parroci, c’? stato un solo episodio di un sostituto che era totalmente contrario e io ho anche discusso. Non possiamo essere rimproverati con tutto quello che facciamo tutto l’anno. Quello che si canta ? a gloria del Signore. Questo non l’ho mai accettato. Se mi avessero imposto i canti per l’assemblea avrei abbandonato. Almeno le solennit? importanti deve esserci il coro. Il prete attuale fa il tifo per il coro. E’ una ricchezza e un orgoglio del paese. Non fa politica, canta per il paese. Cantiamo ai funerali la messa degli angeli o quella di Rosso a due voci, e allora qualcuno canta assieme al coro. Ho visto nelle altre chiese, c’? il coro davanti che canta e uno/due si aggiunge al canto. La mia idea personale ? invece che la gente rimane in ascolto con attenzione. E non ? un concerto. A vote cantiamo anche il Credo. Ricorda la messa di Haydn, composizione straordinaria. Il Credo della seconda pontificale ? stato cantato qualche volta. Abbiamo fatto gli autori pi? importanti, non solo Perosi, qualcosa di Perosa. Cerchiamo brani anche molto impegnativi, ma fino a quando eravamo in una ventina si riesce ad eseguirli. Ad un certo punto le villotte sono sparite, ma Nello Domenat (mio soprannome) ho voluto riprenderlo e abbiamo fatto anche qualche rassegna dove abbiamo cantato una ventina, trentina di pezzi. Abbiamo anche ripreso i vecchi canti che il vecchio coro eseguiva dal repertorio lirico, come il Va pensiero, l’Evviva sempre di Verdi, i pezzi d’opera riempiono il cuore! E poi le villotte e il coro ha apprezzato questo. Per me era tornare ai ricordi, ma so anche il valore e la passione che si metteva a quel tempo, la ricchezza della tradizione friulana, che cos? non li abbiamo persi. Io avevo imparato da bambino, giovane, tutto ad orecchio. Ho visto che ci sono raccolte di queste villotte che sono poi state trascritte e a volte arrangiate a tre voci. Io ho approfittato delle parti gi? scritte. Carniche e friulane. Per? tante erano a quei tempi di tradizione orale. Io le ho imparate dalla voce di mia mamma che era un secondo, contralto. Il coro odierno le ha imparate dallo spartito a 3 o 4 voci. Zardini, che era della fine dell’800, aveva gi? armonizzato a 4 voci. Ora per imparare il brano si usa o spartito perch? ? pi? comodo. Domanda mia sul canto tradizionale ? E’ raro. Oggi in osteria il canto a orecchio ? quasi scomparso. I contralti che hanno la parte pi? difficile, se non la imparano non riescono ad entrare ad istinto, noi eravamo di quelli, mia madre ed io, ma ora ? raro.