Intervista a Pietro Rinaldi

Informazioni aggiuntive

DATA EVENTO

18/08/2021

LUOGO

Sedegliano

Tipo di contenuto

Video

INTERVISTATORE

CHIARA GRILLO SIMONE VIT

Ho iniziato a cantare a 17/8 anni e sono stato invitato da un collega che era gi? cantore che ? qjui presente. La cantoria era un succedersi dietro l’et? e i giovani rimpiazzavano. Noi siamo stati gli ultimi poi si ? ammalato l’organista e la cantoria ? finita. Poi ha continuato trasformandosi in coro comunale Il Castelliere, ma la cantoria ? finita. Ci sono 4 donne che fanno ancora in parte questo servizio domenicale, meglio poco che niente. Come tante cose sono finite. Ho trovato notizie in un libro storico della parrocchia. LEGGE p. 64: ?Nell’autunno del 1903…? dal libro parrocchiale. Anche una volta si criticavano tra loro. Nulla di nuovo in questo mondo, tutto si ripete. Schiaulini prete di Forsni di Sopra negli anni 1870. Noi abbiamo conosciuto Giuseppe da Polonia vecchio fondatore della prima cantoria che negli anni 60 aveva 90 anni. La cantoria era intitolata Santa Cecilia. Timbro romboidale che ho visto sugli spartiti. Il ibro da cui leggeConsuetudini e norme della parrocchia di Sedegliano ? stato scritto da mio fratello don Carlo Rinaldi e Antonio Sbaiz il prete dei tempi che annotava con dovizia assolutasia sul libro cronistorico che sul libro contabile. Quando il nostro prete ha festeggiato 50 anni di messa Morero ? stato pubblicato questo libro. Era una forma di approccio alla religiosit? che veniva appresa da bambini. Era una tradizione che si tramandava e si eseguiva perch? convinti che andasse bene cos?. Era una cosa semplicissima: c’erano le prove si era puntuali, era inverno perch? in estate paese contadino non sarebbe stato possibile, si andava l? e si imparava piano piano stando vicino. Si faceva l’apprendistato. Ad un certo momento l’organista o direttore indovinavano la voce del ragazzo che venivano indirizzate in una delle tre voci. Il coro era virile ma in occasioni particolari si univano anche le donne. Ma tutti gli spartiti erano per voci virili. Nel gruppo c’erano anziani e giovani. Si ubbidiva. L? se c’era da cantare si cantava se c’era da tacere si taceva e tutto funzionava. Oggi chi ha assorbito queste mentalit? che abbiamo cercato di trasmettere vengono viste di cattivo occhio. Le donne venivano ci conoscevamo gi? tutti, era uno stare assieme normalissimo. Io ho iniziato nel 1959 con il direttore.., avevamo un organista Angelo Zappetti che ? stato anche sindaco per tanti anni. Il direttore era Donati Valentino. L’organista era un appassionato da quando ? stato l?organo nel 1934 ed era anche erudita in musica allievo del maestro Giuseppe Pierobon non vedente di Zoppola in bicicletta. La cantoria ? inizata ed ? finita con lui. Quando negli anni 70 ? mancato ? finito tutto. Abbiamo chiamato cantori da fuori da Coderno o Pozzo e noi facevamo lo stesso, ma tutto si ? spento. Per mancanza di personale, come ? successo poi nel Castelliere, ma soprattutto per la mancanza di Zappetti. Si sentiva che c’era il concilio, ma ci siamo accorti quanco ci sono stati dei cambiamenti nella liturgia, ad esempio non c’era pi? il latino ma l’italiano, aspetti anche belli perch? si capiva quello che si diceva. I canti si sapevano a memoria ma non si capiva un tubo. C’era un senso perch? prima di tutto lo facevamo per il popolo, pregavamo cantando e il popolo ti ascoltata con gusto, si faceva con convinzione e si espletava una funzione sociale